venerdì 24 febbraio 2012

Altheo "Fotografia del XX secolo": Richard Avedon.

Altheo "Fotografia del XX secolo": Richard Avedon.




Richard Avedon studia filosofia alla Columbia University di New York prima di dedicarsi alla fotografia come autodidatta.
Nel 1944, incontra Alexey Brodovitch, il leggendario art director di Harper's Bazaar, con il quale collabora per molti anni. Pubblicato nel 1959, il suo libro Observations fa molto scalpore.
Brodovitch che ne ha curato l'aspetto grafico e Truman Capote il testo.
Il volume contiene innanzi tutto ritratti di famose personalità, ma anche alcune immagini con modelli.
"Sia clemente con me" ebbe a dire Henry Kissinger, prima di essere ritrattio da Avedon. Infatti, è proprio la sua mancanza di riguardi nel portare alla luce, su fondo bianco, gli aspetti più intimi dei soggetti ad attirare su di lui l'attenzione di critica e pubblico.




Grande pubblicità deriva anche dalla sua attività nel campo della moda, in cui egli esprime vivaci e realistiche concezioni visuali.
Abbandona per sempre la fotografia ideata nello studio e porta le modelle sulle strade di Parigi, nei caffè e nei varietà.
Dovima con elefanti, abito da sera di Dior, Cirque d'Hiver, Parigi, agosto 1955 è la più celebre fotografia di  moda di Avedon e di certo una delle più originali.
Essa vive del fascino del contrasto ed esprime ineffabile eleganza.
Segna l'inizio di una nuova era della fotografia messa in scena: l'approccio alla moda di Avedon, sempre più minimale con il passare del tempo e vicino a quello dei suoi ritratti negli anni settanta, diviene esemplare per un'intera generazione di fotografi.
Poco più tardi, convolge pubblico e critica con la serie sulla lenta morte del padre Jacob Israel Avedon, dove egli documenta anche il proprio rapporto con il genitore, rubandogli la mimica e le espressioni che ricorda tipiche della sua giovinezza e che caratterizzano la propria visione di lui.
Si tratta anche di una commovente testimonianza della lenta decadenza di una forte personalità e del suo progressivo ritrarsi in se stessa.




Con il libro In The American West, Avedon intende infrangere il mito del West americano, il sacro mondo dell'idillio dei cowboy, per mostrarne un'altra faccia: braccianti e minatori, disoccupati e piccoli impiegati, bianchi, neri, sudamericani.
La triste immagine dell'Ovest americano che ne deriva scatena l'indignazione del pubblico e viene recepita come distruttiva.
Seguono una serie sul Luisiana State Hospital, un servizio di fotografie a grana grossa sui malati di mente e, come amara presa di posizione contro la guerra, una sequenza sulle vittime del napalm in  Vietnam.
Sono le uniche sue opere in cui appaia chiaramente la violenza che Avedon ha sempre rifiutatodi rappresentare, perchè convinto che le immagini di violenza producano solo nuova violenza.




I suoi schemi fotografici a grande formato costituiscono vere pietre miliari della storia della fotografia.
Ritrasse i membri della "Warhol Factory", i "Chicago Seven", la "Ginsberg Family", il "Mission Council" e altri.
Tra i suoi ritratti, particolare rilievo va attribuito a I Generali delle figlie della rivoluzione americana, 1963.
Nato evidentemente come preparazione di un ritratto di gruppo ufficiale, affascina per la sua composizione originale e la molteplicità delle relazioni che legano le persone ritratte, che appaiono per altri versi isolate.
Ugualmente insolito è il ritartto di Charles Chaplin, nel quale quest'ultimo si finge un diavolo.
E' lo stesso Chaplin a volerla per esprimere il suo atteggiamento battagliero nel momento in cui è costretto a lasciare gli Stati Uniti a causa delle sue convinzioni politiche.
Il ritatto di Ezra Pound completamente chiuso in se stesso, quasi dolorosamente concentrato, è il principale di una serie in cui, di fronte alla macchina fotografica, lo scrittore manifesta anche mimicamante tutta la gamma dei suoi sentimenti e delle sue sensazioni.




Alla caduta del muro di Berlino, Avedon fotografa la folla in festa durante quella notte di San Silvestro del 1989. (Io c'ero).
I colori delle immagini della serie "Porta di Brandeburgo" esprimono una varietà di emozioni: dalla felicità più sfrenata alla paura del futuro.
Anzichè un reportage fotografico, Avedon propone una piccola serie di costellazioni cariche di significati sinbolici, che culminano nei contorni miniminali di una testa calva contro il cielo notturno.
Recentemente, il fotografo ha realizzato ritratti di personaggi della nobiltà italiana, dove attinge a pieni mani alle possibilità offerte dal montaggio fotografico.
Che nei primi anni della sua attività Avedon si sia anche occupato del genere del reportage è emerso dalla retrospettiva a lui dedicata nel 1994.
Avedon per il sottoscritto è sempre stato considerato il più grande fotografo di tutti i tempi.
Soltanto a New York, egli può vantare esposizioni al Museum of Modern Art, al Metropolitan Museum e al Whitney Museum of American Art.
Richard Avedon è sempre riuscito a lasciare un'impronta inconfondibile in qualsiasi genere abbia visitato.
Un grande fotografo, il migliore, nient'altro.





 

sabato 18 febbraio 2012

Altheo "Aperitivo in concerto": Bill Carrothers Trio.

Altheo "Aperitivo in concerto": Bill Carrothers Trio.









Domenica 26 Febbraio 2012, ore 11.00 un grande trio per il leggendario trombettista Clifford Brown.
Bill Carrothers Trio.




Domenica 26 febbraio 2012, alle ore 11.00, presso il Teatro Manzoni di Milano, “Aperitivo in Concerto” presenta uno fra i più sofisticati e acclamati pianisti sulla scena internazionale del jazz contemporaneo: Bill Carrothers.
Come ha scritto il New York Times, Bill Carrothers è uno di quei musicisti per i quali si può spendere l'aggettivo "fenomenale" senza paura di trovarsi contestati.
Per i colori più profondi del suo jazz, per le collaborazioni, per l'inesauribile inventiva, per la capacità di evocare tutta la storia del jazz in un assolo, Carrothers, classe 1964, si difende gioiosamente dalle grandi metropoli americane continuando a mantenere la propria residenza nel suo adorato Minnesota.
E' da lì che, visita dopo visita, ha saputo sedurre la difficile New York, così come Parigi e, progressivamente, tutta l'Europa.
Carrothers, nella natia Minneapolis, è già un enfant prodige a quindici anni e da lì parte una folgorante carriera che lo porta a collaborare e registrare con i migliori: Scott Colley, Buddy DeFranco, Dave Douglas, Curtis Fuller, Eric Gravatt, Drew Gress, Tim Hagans, Billy Hart, Billy Higgins, Freddie Hubbard, Lee Konitz, James Moody, Gary Peacock, Dewey Redman, Charlie Rouse, James Spaulding, Bill Stewart, Ben Street, Ira Sullivan, Toots Thielemans e Benny Wallace tra gli altri.




I suoi dischi come leader sono di una freschezza disarmante e la direzione è salda: Carrothers punta al segreto del grande jazz, al luogo dell'anima dove solo i più dotati riescono ad arrivare.
E puntualmente vi arriva. Il suo recente ritorno al Village Vanguard ha visto New York festeggiare un nuovo grande maestro e, idealmente, un concittadino.Il pianista si presenta per la prima volta a Milano con un appassionante tributo a una leggenda del jazz, il trombettista Clifford Brown, maestro incontestato di tutti i trombettisti passati per l’hard bop.
Carrothers sarà affiancato da due strepitosi strumentisti, fra i più acclamati protagonisti della musica improvvisata di oggi: l’eccellente contrabbassista Drew Gress (a lungo collaboratore di Uri Caine e Tim Berne) e lo stupefacente batterista Bill Stewart (già a fianco, fra gli altri, di Pat Metheny, John Scofield, Lee Konitz e Michael Brecker). 

Drew Gress.



Drew Gress, nato a Trenton nel New Jersey nel 1959, divide la sua attività di leader con numerosi impegni nei gruppi di artisti quali Ralph Alessi, Tim Berne, Uri Caine, Gerald Cleaver, Ravi Coltrane, Marc Copland, Fred Hersch, John Hollenbeck, Tony Malaby e Mat Maneri, ad ulteriore testimonianza della sua centralità nel jazz odierno.
Tra i contrabbassisti più attivi e richiesti del jazz contemporaneo, Gress si è rivelato leader e compositore di rara abilità, guidando due formazioni differenti, prima il quartetto Jagged Sky, che debuttò nel 1998, poi il successivo quintetto 7 Black Butterflies.
La sua musica rivela una scrittura personale ed affascinante, che combina passato ed attualità del jazz, che conosce ed utilizza al meglio i solisti coinvolti, in una proposta palpitante, di presa immediata.Il risultato della musicicalità di Gress viene anche dalla straordinaria sintesi delle personalità, anche loro tutti leader e compositori, con i quali Gress è legato da tempo in una lunga serie di collaborazioni.

Bill Stewart



Bill Stewart, batterista e pianista, si è imposto sulla scena internazionale nei 5 anni trascorsi con la band di John Scofield tra il ‘90’ e il ’95.
Autodidatta alla batteria, ha frequentato la University Of Northern Iowa e il Wayne College, dove ha studiato con Dave Samuels, Rufus Reid e Harold Mabern, e ha incontrato per la prima volta Joe Lovano.
Nel periodo trascorso al college effettua le sue prime registrazioni, dapprima con il sassofonista Scott Kreitzer e in seguito incidendo due album col pianista Armen Donelian.
Trasferitosi dopo gli studi a Brooklyn nel 1988, ha iniziato ad affermarsi sulla scena di New York, suonando in numerose jam sessions e iniziando ben presto a suonare con il Larry Goldings trio, completato da Peter Bernstein.
A una jam session cui prende parte al club Augie’s viene notato da Maceo Parker, che lo invita a partecipare all’incisione del suo album “Roots Revisited”. In seguito entra a far parte del gruppo di John Scofield, dove incontra nuovamente il suo compagno di college Joe Lovano, il quale successivamente suonerà anche in entrambi i due dischi di Stewart da leader: “Think Before You Think”, per la giapponese Jazz City, in cui oltre a Lovano suonano Dave Holland al basso e Marc Copland al piano, e “Snide Remarks”, con Bill Carrothers al piano, Eddie Henderson alla tromba  e Larry Grenadier al basso.
I brani di Stewart mettono in luce una sofisticata tecnica compositiva, definita da Lovano come quella di un “suonatore di melodie all’interno del concetto di ritmo”.


lunedì 13 febbraio 2012

Altheo "istanti": Esecuzione a Saigon, Eddie Adams. 1969.

Altheo "istanti":
Le foto vincitrici del Premio Pulitzer.
Esecuzione a Saigon, Eddie Adams. 1969.




La notte del Tet, il capodanno lunare vietnamita, del 1968, un imponente offensiva dei Vietcong si abbatte con forza sorprendente su tutto il Vietnam, elevando il livello dello scontro.
Gli attaccanti entrano in città, perfino nel cortile dell'ambasciata americana di Saigon, dove i vietcong aprirono una breccia nel muro dell'edificio prima di venire uccisi dai marines di guardia e dalla polizia militare.
Negli Stati Uniti, le cui strade erano sempre più teatro di manifestazioni contro la guerra, ci si chiedeva se il sanguinoso e costoso conflitto sarebbe mai terminato, Eddie Adams, al suo terzo incarico in Vietnam per l'Associated Press, si faceva la stessa domanda nel secondo giorno dell'offensiva, il 1 febbraio.
Era stato inviato come fotografo dei marines durante la guerra di Corea, e si era costruito una reputazione di eccellente fotoreporter dell'Associated Press all'inizio degli anni sessanta.
Ma quel giorno si trovava con il fotografo della NBC, Vo Su.
I due, vicini d'ufficio che spesso condividevano mezzi di trasporto e soffiate, avevano deciso di indagare sulle voci di scontri a Cholon, la zona cinese di Saigon.
Una volta a Cholon si guardarono attorno, ma sembrava che i combattimenti fossero minimi.
Una pagoda occupata dai vietcong era stata conquistata dai soldati vietnamiti e le macerie della battaglia si accumulavano per strada, ma nulla di più.
Stavano per andarsene, quando udirono degli spari provenire da un paio di isolati di distanza.
Adams venne a sapere in seguito che si trattava di scontri a fuoco tra i soldati dell'esercito vietnamita e vietcong infiltrati. I due si diressero verso l'azione.
Adams vide alcuni soldati vietnamiti strattonare fuori da una porta all'estremità della via un prigioniero che aveva le mani legate dietro la schiena e indossava una camicia a quadri.
Era accusato di essere una spia dei vietcong.




Scortarono l'uomo verso il punto in cui si trovarono Adams e Vo Su.
Adams ricordava che sembrava una tipica situazione newyorkese, con i poliziotti che conducono un sospetto criminale davanti alla stampa, e lui si comportò come se lo fosse.
"Ho seguito i tre uomini mentre camminavano verso di noi, scattando qualche fotografia. Quando furono vicini, forse a un metro e mezzo, i soldati si fermarono e indietreggiarono. Vidi un uomo entrare nel mirino della mia fotocamera da sinistra. Estrasse una pistola dalla fondina e la sollevò".
Anche a distanza di molti anni dall'accaduto, Adams faceva una pausa quando raccontava la storia.
Con un'alzata di spalla scuoteva la testa e i suoi occhi si aprivano un po' di più.
"Non pensavo che avrebbe sparato. Spesso durante gli interrogatori, la pistola veniva puntata alla testa dei prigionieri. Così mi preparai a scattare una di quelle fotografie...la minaccia, l'interrogatorio. Ma non andò così.
L'uomo tirò semplicemente fuori la pistola, la puntò alla testa del vietcong e gli sparò alla tempia.
Scattai la fotografia in quell'istante".
Il prigioniero cadde a terra, con il sangue che gli sgorgava dalla testa.
Eddie scattò un paio di fotografie all'uomo mentre cadeva ma non potè resistere oltre e cominciò ad andarsene.
L'uomo che aveva sparato, in seguito identificato nel tenete colonnello Nguyen Loan, capo della polizia del Vietnam del sud, si avvicinò ad Adams e disse: "hanno ucciso molti del nostro popolo. E anche del vostro".
Adams concludeva: "E' tutto ciò che disse, poi se ne andò".




Altheo "istanti": Una contro mille, Oded Balilty. 2007.
Altheo "istanti": la bambina e l'avvoltio, Kevin Carter. 1994.

Altheo "Design del XX secolo": Mario Botta.

Altheo "Design del XX secolo": Mario Botta.




Dal 1958 al 1961 Mario Botta fece l'apprendista come disegnatore tecnico nello studio degli architetti Tita Carloni e Luigi Camenischi.
Dal 1961 al 1964 frequentò il Liceo Artistico a Milano e con Genestrerio progettò una casa per il clero dalle forme fortemente geometriche.
Dal 1964 al 1969 studiò architettura all'Istituto Universitario di Architettura a Venezia.
Nel 1965 lavorò per breve tempo nell'ufficio parigino di Le Corbusier e nello studio veneziano di Jullian de la Fuente e Josè Oubrerie.
Nel 1969 a Lugano, aprì uno studio di design e architettura e conobbe Louis Kahn. Collaborò poi alla progettazione del nuovo Palazzo dei Congressi Laurea all'UIA di Venezia.





Negli anni settanta Botta lavorò soprattutto a progetti di architettura, fra cui il Palazzo degli uffici della Staatsbank di Frisburgo e numerose case, fra cui quella significativa di Ligornetto.
Negli anno ottanta Botta rivolse l'attenzione al design di mobili. La sua sedia Seconda del 1982 e la poltrona Quinta del 1986, entrambe prodotte da Alias, sono esempi emblematici del cosiddetto stile "Matt Black", di breve vita.


I design singolari e dalla struttura geometrica ben marcata rivelano il background da disegnatore tecnico di Botta. La sua lampada Shogun Terra, progettata nel 1985 per Artemide, con linee geometriche molto marcate potenziate dalle righe bianche e nere che la rendono simile a un totem, è un elegante conferma del suo motto "la geometria è equilibrio.




L'opera di Botta, che può essere descritta come "Neo-High-Tech", rappresenta un aspetto pèiù soffisticato e razionale del Post-Modernismo.






domenica 12 febbraio 2012

Altheo "Tribute": Whitney Houston.




La cantante americana Whitney Houston è morta all'età di 48 anni.
Lo ha comunicato il suo agente ai media americani.
Whitney si trovava, insieme a parenti e amici, nell'albergo di Beverly Hills per prendere parte ieri sera ad una serata organizzata a margine dei Grammy Awards, che si terranno tra poche ore a Los Angeles.
Ancora ignote le cause.
Le cause esatte della morte della popstar restano ancora indeterminate e gli investigatori continuano a lavorare nella sua stanza al quarto piano del Beverly Hilton per precisarne le circostanze, rende noto la polizia.
Una persona del suo entourage ha chiamato i soccorsi alle 15:43 e il personale di sicurezza ha subito tentato di rianimarla, ma inutilmente. Secondo la Cnn sarebbe stato il suo compagno, il cantante Ray-J, a dare per primo l'allarme. Tanti i messaggi di cordoglio apparsi subito sui social network. "Ho il cuore spezzato e sono in lacrime per la morte scioccante del mio amica, l'incomparabile Whitney Houston ", ha scritto la cantante Mariah Carey su Twitter.
Già alla vigilia della magica notte dei Grammy, si era sparsa la notizia che Whitney si trovasse in gravissime condizioni. La sua storia è il dramma di una grandissima artista per anni ai vertici delle classifiche, amata e venerata da milioni di fan, passata in pochi anni dal paradiso del successo all'inferno della droga e della depressione.
Oltre ai noti abusi di cocaina, marijuana e psicofarmaci, Whitney ha sofferto drammaticamente il fallimento del suo matrimonio con il cantante Bobby Brown, durato dal 1992 al 2006.
Nata nella periferia del New Jersey, il padre era un militare e la madre Cissy era una cantante di gospel. L'arte e il canto era una dote di famiglia: Whitney era cugina della star pop Dionne Warwick e figlioccia della grande Aretha Fraklin. Raggiunse l'apice del suo successo molto giovane, grazie alla sua voce meravigliosa, dall'enorme intensità e potenza.
Nel 1986 vinse il Grammy e per anni dominò la scena con tantissimi successi mondiali. Nella Billboard Hot 100 riuscì a piazzare sette singoli consecutivi al numero uno, battendo il record di cinque appartenete a stelle del calibro di Diana Ross, e perfino dei Beatles.
Assieme a Michael Jackson detiene il record dell'artista di colore di maggior successo. Si calcola che nella sua breve ma intensissima carriera abbia venduto circa 190 milioni di dischi.
Per anni è Whitney stata la stella, la ragazza d'oro dell'industria discografica.

Ma raggiunse anche la grandissima popolarità con le sue apparizioni sul grande schermo in film come "The Bodyguard", al fianco di Kevin Kostner, la cui colonna sonora ha venduto 45 milioni di copie.
Con la sua musica e il suo sex appeal ha influenzato una generazione di giovani cantanti, come Christina Aguilera e Mariah Carey.
Dopo gli anni del successo il crollo e la disperazione: da tempo faceva abuso di cocaina, marijuana e pillole varie. In un'intervista del 2002, disse: "Il più grande demonio sono io.
Posso essere il mio miglior amico o il mio nemico peggiore". E quel demonio alla fine ha avuto tragicamente la meglio.

sabato 11 febbraio 2012

Altheo "vinile": Oasis, (What's The Story) Morning Glory. 1995.

Altheo "vinile": Altheo "vinile": I 100 LP che hanno fatto la storia della musica.
Oasis, (What's The Story) Morning Glory. 1995.




Nel 1995, l'Austria, la Finlandia e la Svezia diventano stati membri dell'Unione Europea, che passano da 12 a 15.
In Nigeria muore l'ex dittatore della Somalia Syaad Barre, a lungo protetto dai governi italiani ed in esilio in Nigeria dal 1992.
Un terremoto di magnitudo 7,3, chiamato "Grande terremoto di Hansin", ha luogo nei pressi di Kobe, in Giappone, causando gravi danni alle costruzioni e facendo oltre 6.400 vittime.
A Bologna: dopo un lungo restauro riapre l'Arena del Sole, mentre a Copenhagen viene firmato il manifesto del movimento cinematografico Dogma 95.

In Giappone i fanatici e "rincoglioniti" della setta "Sublime verità" liberano gas nervino nella metropolitana di Tokyo, provocando 8 decessi e più di 3 mila intossicazioni, mentre nella mia città viene assassinato Maurizio Gucci, erede della casa di moda fiorentina.
Sospende, a malincuore, le pubblicazioni il giornale La voce, fondato e diretto da Indro Montanelli: le cause sono da ricondurre allo scarso interesse del pubblico ed ai debiti accumulati. Almeno così ci fanno credere.
Abituato a vivere in un Paese dai mille contrasti l'anno del 1995 sarà ricordato come l'anno della nascita dell'Ulivo. Inteso come partito politico, che meraviglia..., nel frattempo un gruppo terroristico statunitense distrugge con un'autobomba la sede dell'FBI di Oklahoma City, capitale dello Stato dell'Oklahoma.
Fino a quel momento è il più grave attentato subìto dagli Stati Uniti.




Inciso all'apice dell'esplosione del pop britannico, con (What's The Story) Morning Glory gli Oasis riuscirono a lasciare il segno anche negli Stati Uniti, dove raggiunsero nientemeno che il quarto posto della classifica Billboard.
Capeggiati dall'ex roadie degli Inspiral Carpets Noel Gallagher e dal fratello Liam alla voce, gli Oasis avevano raggiunto l'apice del successo con l'album omonimo.
Acclamati in madrepatria come i nuovi Beatles, gli Oasis divennero i beniamini delle cronache rosa per le mogli famose e le liti pubbliche.
Tutto funzionava a meraviglia tanto che, mentre Liam Gallagher sfidava a duello George Harrison sulla Primrose Hill di Londra, l'album diventò più volte disco di platino.
Coprodotto da Owen Morris e Noel Gallagher e registrato al Rockfield Studios nel Galles, (What's The Story) Morning Glory è un percorso retrospettivo attraverso la musica pop e psichedelica degli anni '60 che attinge abbondantemente dalle sonorità tipiche degli Smail Faces e dei Kinks.
Se si considera il successo dell'album negli States, le vendite dei singoli furono deludenti: Don't Look Back In Anger, il numero uno in Inghilterra, arrivò fino al numero cinquantacinque mentre Some Might Say non venne neppure pubblicato come singolo.
Il brano Wonderwall ricevette una nominatio ai Grammy Award come miglior canzone rock e migliore interpretazione rock.






Video: Oasis, Wonderwall.










venerdì 10 febbraio 2012

Altheo " Design Gran Bretagna": Morgan.

Altheo " Design Gran Bretagna": Morgan.
Casa Automobilistica.




Alle soglie del nuovo millennio ha recuperato l'antico splendore.
Quando questa piccola ditta della contea di Worcestershire annuncia un sua "prima", ossia ogni tredici anni, il mondo dell'automobile rimane in attesa con il fiato sospeso.
Esteriormente la nuova Aero 8 è un'interpretazione del modello classico Plus 8 di fine anni sessanta, ma con un tocco di alta tecnologia, essendo dotata di un motore a 286 cavalli e di una carrozzeria in alluminio.
Questa vettura dalla linea aereodinamica un po' retrò rappresenta quindi per la casa, famosa per la tradizionale lavorazione artigianale delle sue macchine sportive un autentico "salto quantico".
Anche quando, al termine della seconda guerra mondiale, produttori come Aston Martin o MG proponevano nuovi modelli, la Morgan rimase fedele alle carrozzerie anteguerra, in un'inamovibile consapevolezza della tradizione che è squisitamente britannica e che ha fruttato alla ditta un profilo inconfondibile, nonchè una schiera di seguaci di nibelungica devozione.
Tra i tratti distintivi della casa vi sono i parafanghi, la griglia del radiatore a cassetta e i fari applicati.
Soltanto una volta, a metà degli anni sessanta, con il modello Plus 4 Plus la Morgan si è rivolta ai designer.
La Aereo 8, invece con i suoi fari "strabici", nasce dalla fantasia di Charles Morgan e Chris Lawrence, il direttore tecnico.




The Morgan Motor Company Ltd, Malvern Link.

1906: Henry F.S. Morgan apre un'officina.
1910: Inizia la produzioni di automobili.
1954: Introduzione del cruscotto obliquo con raffredamento.
1976: Distribuzione negli USA.
1990: Il modello Plus 8 viene dotato di catalizzatore.

Prodotti.

1910: Autoveicolo a tre ruote.
1928: Autoveicolo a tre ruote Super Sport.
1935: Automobile sportiva 4-4.
1950: Automobile sportiva Plus 4.
1965: Automobile sportiva Plus 4 Plus.
1968: Automobile sportiva Plus 8.
2000: Automobile sportiva Aereo 8.







Altheo "Design Gran Bretagna": Wells Coates, designer di mobili e product designer.
Altheo "Design Gran Bretagna": Laura Ashley, stilista.
Altheo "Design Gran Bretagna": Vaughan Oliver, grafico.
Altheo "Design Gran Bretagna": Roy Fleetwood, product designer.
Altheo "Design Gran Bretagna": Jamie Reid, grafico.

Altheo "incontri personali": Antonino Zichichi.

Il professor Antonino Zichichi ospite a "Cultura Milano" presso la Fondazione Matalon, giovedì 16 Febbraio 2012 alle ore 18.30, per presentare il libro "L'irresistibile fascino del tempo".
Milano. Foro Buonaparte 67.




L’illustre Antonino Zichichi, sarà ospite a “ Cultura Milano” in data Giovedì 16 Febbraio 2012, alle ore 18.30,presso la Fondazione Matalon, spazio espositivo culturale nel cuore di Milano, a due passi dal Castello Sforzesco, per presentare il libro “L’irresistibile fascino del tempo”. “Cultura Milano” Festival Artistico Letterario, ideato e organizzato da Agenzia Promoter, di Salvo Nugnes, alterna cicli di Conferenze a presentazioni editoriali, con personaggi di spicco del panorama contemporaneo.
In questo saggio, dedicato al Tempo, che da sempre attira l’uomo, il noto fisico, evidenzia le conquiste della Scienza sulla natura del Tempo, per spiegarne i valori, ma anche le intriganti problematiche, che ne determinano la sfida, quella mistica di Dionigi il Piccolo, dalle quale nasce il Calendario perfetto e quella scientifica, originata dall’atto di fede di Galileo, che ha generato il Teorema del Tempo e gli orologi atomici.




Con abile ed esperta capacità dialettica e descrittiva, Zichichi coinvolge il lettore, suscitando grande interesse e curiosità sugli argomenti e avvalendosi anche della tecnica bifronte, con l’esemplificazionee la relativa spiegazione delle varie tematiche trattate.
Per il Professore noi proveniamo da un Tutto, a cui è stato tolto e strappato qualcosa. Questo qualcosa è il nostro Universo e stiamo lentamente e gradualmente tornando da dove siamo venuti. Dunque, il Tempo va sempre avanti e mai indietro.
Zichichi spiega il motivo, per cui calcoliamo il Tempo nel modo, che ci hanno insegnato fin dai banchi di scuola, quando ci dicevano che l’anno è formato da quattro stagioni e che, ogni quattro anni c’è un giorno in più. Ingresso libero fino a esaurimento posti, si consiglia la prenotazione.


giovedì 9 febbraio 2012

Altheo "Fotografia del XX secolo": Helmut Newton.

Altheo "Fotografia del XX secolo": Helmut Newton.




Helmut Newton, oriundo tedesco con passaporto australiano e residenza a Monte Carlo nel principato di Monaco, era senza dubbio un cosmopolita e coltivava con piacere questa sua immagine.
Il fatto che numerose delle sue foto fossero realizzate in suite di un albergo fa parte sicuramente di questo atteggiamento.
Newton studia con la fotografa berlinese Yva, famosa per le sue fotografie di moda, per i ritratti e i nudi.
Dopo l'apprendistato trascorre parecchi anni in Australia e a Singapore e poi vive e lavora a Parigi per 25 anni.
Lavora per l'edizione francese, inglese e americana di Vogue, ma anche per Elle, Marie Claire, Jardin des Moders, American Playboy, Nova e Queen.
Inoltre realizza regolarmente servizi fotografici per Stern e Life.




Con la morte di Newton, è scomparso uno dei pochi fotografi contemporanei capaci di polarizzare l'attenzione del mondo dell'arte, diviso fra la cerchia dei fan che ammirano le sue fotografie e gli oppositori accaniti che vogliono sminuirlo, bollando come fenomeno di moda e accusandolo di misoginia.
In realtà Newton ha creato un nuovo stile della fotografia di moda, di cosmetici e di nudo, che sicuramente ha un successo tanto grande perchè rivela una sensibilità profonda per i segni del tempo.







La fusione fra l'autorappresentazione offensiva e la sottomissione volontaria da un lato e, dall'altro, la predilezione per donne alte, dall'ossatura sfaccettata, ben autodeterminate, coglie nel vivo il dilemma in cui si dibattono ancora le donne e il movimento femminista: influire sulla società con il proprio ruolo e tuttavia non rinunciare all'identità tradizionale di donna; oppure vivere il difficile e doloroso processo di ricerca di una nuova identità.
Le donne mascoline, l'inclinazione all'androgino costituiscono una risposta all'identità non ancora trovata nel nuovo ruolo femminile.
Le fotografie di Newton mostrano le sfacettature più disperate dei tipi di donna che si sono sviluppati in questa situazione.
Poichè non lo fa con spirito critico, ma con voluttà, Newton si è attirato le critiche pungenti del movimento femminista.






Altheo "Moda": Giorgio Armani, "una perla di donna".

Giorgio Armani: Una "perla di donna".
Quando il mondo ci invidia.




Non si tratta di citare se stessi.È che a volte si sente il bisogno della propria originalità, di verificare il proprio essere, di evolverlo, di rifondarlo, di metterlo alla prova del tempo che cambia.
Giorgio Armani, per la primavera-estate 2012, non parla di nostalgie, non si interessa alle trasfigurazioni del post moderno, non vuole cogliere l'opportunità effimera della tendenza che cambia.
Vuole semplicemente ribadire che il lavoro della moda arriva fino a dove si riesce a stabilire un contatto con la realtà e con la possibilità di scegliere tra le molte realtà che si sovrappongono.
Lui sceglie per una figura di donna che, nella realtà, gli appartiene come pensiero, come modo di vivere, come sentimenti.

E, quindi, la sua donna estiva emana una luce che le deriva non solo dai tessuti con i quali sono costruiti i suoi vestiti, ma da quella luce che diventa forma e disegna la figura, come un laser o come il sole o, ancora e meglio, come la luce lunare che si riflette nel mare e che nutre una perla.
Una perla che diventa donna, la donna di Armani, una delle tante possibili scelte in un tempo in cui, per fortuna, si può ancora scegliere.
Ecco, allora, che la collezione Giorgio Armani sembra essere costruita con la pazienza della formazione della perla




Sembra partire dai pantaloni sottili  che, come un sottofondo, preludono a una musica che si sviluppa dopo: sulle gonne sovrapposte, sulle giacche tagliate a sbieco e che per questo sono leggere e staccate dal corpo, sugli orli asimmetrici e a punta delle gonne che mimano foulards, sulle bluse appena nude look, sugli abiti senza spalline che si reggono sul seno, sulle scarpe décolletées che disegnano un cuore sul piede, sugli abiti bustier che si fermano al ginocchio poco prima di nasconder i pantaloni corti, folletti dispettosi che sembrano scappare al controllo della lunghezza di tutto quello che gli sta sopra, una gonna, un abito, una giacca.
Il lavoro di Giorgio Armani è instancabile sugli abiti, declinati su numerosissime varianti, e si presentano perfino con un pannello plissettato laterale che da movimento al tessuto sostenuto che l'affianca.
E su quegli abiti da sera che solo lui sa costruire come se fossero enormi fogli di seta preziosa che avvolge il corpo come una carta giapponese avvolge un mazzo di rose rare: lo fa delicatamente, quasi scostandosi per paura di sciuparlo.
E non possono sciuparlo, perché ricoperto di incrostazioni di paillettes lucenti e brillanti, quasi polvere di stelle o bagliore del plancton. " E' una perla di donna?", gli si chiede a bordo passarella. "No", risponde Giorgio Armani, "è una perla".




Altheo "Moda": Armani e Rihanna.

Altheo "Interviste": Klaus Schulze.


Altheo "Interviste": Klaus Schulze.
Il padre della musica elettronica parla del suo album Moonlake, che è una speciale interazione strumentale fra quattro suite nate in laboratorio e durante un concerto in Polonia.





Parlare con Klaus Schulze significa incontrare il padre della musica cosmica e di tutti i generi nati dalla contaminazione tra il rock e l'elettronica, e di tutte le evoluzioni contemporanee dei suoni computerizzati, a cominciare dalla new age.
Multistrumentista di gruppi pilota come i Tangerine Dream e Ash Ra Tempel, nel corso della sua trentennale carriera, ha esplorato in proprio, e attraverso il suo alter ego Richerd Wahnfried, l'anima più sperimentale della dimensione elettronica, interagendo fra l'altri con i Cosmic Jokers, Stomu Yamash'ta, Rainer Bloss, Sergius Golowin, Ernt Fuchs, Andreas Grosser, Michael Shrieve e via dicendo.
L'album Moonlake è dedicato alla bellezza dell'omonimo lago austriaco e propone il ritorno delle percussioni in un ruolo più centrale e dominante, supportate dall'utilizzo del mini moog, suonato per la prima volta con l'ausilio del distorsore e del Wha Wha.
Il progetto propone quattro track di lunga durata registrate in studio e a uno dei megashow che il disegnatore di luci, Gert Hof, ha tenuto per me a Posen in Polonia, e miscela la musica elettronica con una lirica world orientaleggiante.
Lo incontriamo a Berlino.




Cosa ispira le sue sinfonie elettroniche?
"Nella mia musica non c'è mai stato un riferimento speciale nè univoco.
All'inizio degli anni settanta ascoltavo il rock di quel periodo perchè era molto semplice da capire, ma le mie opere non avevano nulla a che vedere con i suoni di quel periodo.
Io stavo sperimentando delle sonorità che tendevano a svelare nuove frontiere dell'arte.
E questo accade ancora oggi. A parte le opere di Mozart, di Beethoven, di Schubert, di Bach, di Grieg e di Rossini, per me è realmente difficile ascoltare una musica che non sia la mia.
E' un riflesso inconscio, che mi allontana dai consumatori abituali che continuano a operare il banale distinguo fra i titoli di breve durata del pop e le opere di lunga durata, identificate nella musica classica.
Ovviamente questo non è il metro con il quale ascolto e compongo la mia musica".
Gran parte dei suoi estimatori affermano che le sue composizioni propongono musica per lo spirito e per la mente, non per il corpo: sono queste le emozioni che vuole trasmettere?.
"Ogni tipo di musica, eccetto la dance, è musica destinata allo spirito e allo scoprire il significato dell'esistenza, non al corpo.
Quella di intrattenimento raggiunge solo i livelli esterni e superficiali del nostro spirito, mentre quella seria ha un effetto molto più radicale e profondo".




Cosa distingue la sua carriera da solista da quella del suo alter ego Richard Wahnfried?
"Se avessi voglia di dire qualcosa di preciso avrei scritto defgli articoli, dei saggi o dei libri, ma sino a oggi ho sempre preferito comporre e suonare la mia musica.
Quando indosso il nome di Richard Wahnfried ho la libertà d'interagire con musicisti differenti, creando dei suoni del tutto opposti a ciò che compongo da solo".
Ci può raccontare qualcosa delle sue interazioni con le voci dell'opera classica?
"La voce umana è il primo strumento naturale dell'umanità: quello che convoglia emozioni.
A me, come la maggior parte della gente, piace ascoltare la voce della Callas o di Willie Nelson.
Sin dal 1974 durante le sessioni di Blackdance ho provato a lavorare con una serie di voci maschili e femminili e con il coro classico.
Sono esperienze che tonificano il mio spirito".
Cosa ricorda del periodo trascorso alla Innovative Communication?
"Ho scoperto la IC nel 1978, semplicemente perchè in quel periodo non c'era alcuna etichetta interessata alla musica elettronica.
Non ho mai venduto molti dischi sino a Ideal (700.000 copie solo in Germania).
Nel 1983, durante un vasto giro di concerti, mi sono accorto che la IC non aveva una buona distribuzione in Europa, così ho continuato a lavorare con la Brain, passando poi alla Virgin, che aveva ottenuto dei grandi risultati con i Tangerine Dream e Mike Oldfield".




Le piace la musica elettronica del nuovo millennio?
"Oggi non ha più senso di parlare di musica elettronica, perchè la maggior parte delle registrazioni sono elettroniche.
Costano meno e hanno una connection diretta con la dance, la trance ed il pop.
Il 95% della musica è creata con i sample e il software dei computer.
Mi ricordo che negli anni settanta, il pianista classico Glenn Gould aveva già previsto tutto questo.
E' realmente divertente ascoltare i nuovi gruppi inglesi che suonano con la strumentazione che i Tangerine Dream usavano nel 1973, senza possedere la freschezza, l'energia e la loro emotività espressiva":
Preferisce registrare dal vivo o in studio?
"Adoro i concerti, sono più ispirato e assimilo l'adrenalina della gente che mi circonda.
Negli anni settanta i promoter tendevano a risparmiare, organizzando i concerti nelle cattedrali, mentre oggi suono di fronte a decine di migliaia di persone.
E' ancora interessato a comporre per il cinema?
"Oggi è tutto più difficile, perchè non componi la tua musica, ma devi seguire la sceneggiatura del film e ti senti come privato della tua personalità artistica".
E' esattamente quello che mi ha detto la compositrice australiana Lisa Gerrard dopo l'esperianza del Gladiatore...
"Amo molto la vocalist dei Dead Can Dance e mi piacerebbe lavorare con lei".
Per lei la musica è sempre una forma di autoterapia?
"Amo il mio lavoro.
Quando posso concentrarmi su un progetto preciso, mi sento felice e mi diverto.
Questo è un modo per estare vivo, in salute e in armonia con il mio spirito".