domenica 21 agosto 2016

Altheo "proposte": Burri, uno spazio fatto di materia.






Si concludono con una grande mostra a Città di Castello (Perugia) le celebrazioni per il centenario della nascita di Alberto Burri, iniziate  con importanti rassegne al Guggenheim Museum di New York e al Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen di Dusseldorf. Dal 24 settembre al 6 gennaio, agli Ex Seccatoi Tabacco saranno allestiti i capolavori del maestro umbro, tra i più innovativi del dopoguerra, affiancati a quelli di artisti quali Dubuffet, Pollock, De Kooning, Rauschenberg, Twombly, Fontana, Manzoni, Rotella, Christo, Arman, Beuys, Kounellis, Pistoletto, Pascali, Leoncillo, Afro, Kiefer, Miró, a cui si ispirò o che vennero influenzati dal suo rivoluzionario linguaggio espressivo tra pittura e scultura. 






Intitolata 'Alberto Burri: lo Spazio di Materia - tra Europa e U.S.A', l'esposizione riporta nella sua terra natale il confronto con la produzione artistica del secondo '900, a sottolineare una volta di più il peso enorme da lui esercitato su contemporanei e successori.




Altheo "Passione on the Road": Sahara: Tunisia, i villaggi Berberi: un modo di vita minacciato.


Sahara: Tunisia, i villaggi Berberi: un modo di vita minacciato.




Tradizionalmente l'economia dei villaggi Berberi di Ghoumrassen, Guermessa, Chenini e Douriet si è sempre basata sull'agricoltura, e considerevoli sforzi sono stati fatti per costruire jessour (terrazzamenti) e cisterne in modo da poter piantare alberi in questa arida steppa.
L'allevamento di pecore e capre, praticato soprattutto in passato, era però solo una piccola parte dell'economia dei villaggi, i cui abitanti non hanno mai partecipato alla trasumanza dei loro vicini nomadi.
Una soluzione alla povertà della regione era l'emigrazione.
I giovani andavano a lavorare in città per alcuni anni, poi tornavano al villaggio, spendendo i soldi risparmiati nel  "prezzo della sposa", i beni da offrire alla famiglia della futura consorte, o in un nuovo jessour.
Gli emigranti di ciascun villaggio erano specializzati in un diverso mestiere: quelli di Douri e Guermessi lavoravano come facchini al mercato ortofrutticolo, quelli di Ghoumrassini vendevano ciambelle e quelli di Chenini giornali.

 
 

Oggi tuttavia i giovani emigrano in luoghi più lontani (spesso in Francia), stanno via più a lungo e si sposano fuori dalla comunità; molti non fanno più ritorno.
Girando per i villaggi noterete che il numero delle donne sopravanza ampiamente quello degli uomini, molti dei quali sono anziani, una prova del fatto che l'emigrazione sta uccidendo la comunità.
Ciò è doppiamente triste, perchè questi villaggi rappresentano l'ultima testimonianza della civiltà berbera della regione.
Il berbero era la lingua predominante della Tunisia sotto i Romani, ma dopo la conquista araba fu presto soppiantato dall'arabo, la lingua della nuova religione, della legge e del governo.
Il berbero sopravvisse solo nelle comunità del  sud, e anche qui conobbe un lento declino.
Alla fine dell'ottocento il berbero era parlato come prima lingua solo a Douiret, Chenini e Guermessa, ma con l'occupazione francese, l'espansione del governo nel sud e l'imposizione della legge islamica la lingua araba fece irruzione anche in questi villaggi.
Tuttavia il colpo mortale è stato assestato dall'emigrazione e dalla conseguente dispersione della popolazione berbera.
Oggi solo le persone più anziane di Chenini e Douiret parlano la lingua; i giovani la capiscono, ma probabilmente già i loro figli non la comprenderanno.
A Guermessa oggi nessuno parla il berbero.

 
 

Questo processo di arabizzazione continuò durante il periodo coloniale nonostante gli sforzi dei francesi di separare i berberi dai loro vicini arabi.
Gli antropologi francesi sostenevano che i berberi erano in realtà europei emigrati in Nord Africa in tempi remoti.
Mentre gli arabi venivano dipinti come pigri, scaltri e tirannici, i berberi erano descritti come industriosi, onesti e democratici, e per queste ragioni erano ritenuti meritevoli di un posto privilegiato nella società tunisina.
In realtà, naturalmente , i francesi stavano solo tentando di applicare la vecchia tattica del divide et impera, e i berberi nel complesso si rifiutarono di stare al gioco: infatti, se da un lato accettarono molti dei privilegi offerti dal governo, comprese un'amministrazione indipendente e vaste aree di terra araba, dall'altro rimasero ostili
ai francesi quanto i loro vicini arabi.