domenica 28 ottobre 2012

Altheo "le foto che hanno fatto discutere": Robert Wilson, Loch Ness.


Le foto che hanno fatto discutere.
Robert Wilson: Loch Ness.

Tratto da Il supplemento di Altheo Magazine: Scientia Antiquitatis






La storia rimase però circoscritta fino al 1933, quando una nuova strada rese l'accesso al Loch più facile e rese il luogo ben visibile dalla riva settentrionale. Da allora in poi si susseguirono i resoconti di avvistamenti della misteriosa creatura.
Nel 1933 venne pubblicata l'immagine più famosa di Nessie, con il collo e la testa che affiorano dalle acque cupe del loch.
La foto, scattata da un rispettabile ginecologo, il colonnello Robert Wilson, rese il mostro una superstar mondiale.
Nel 1994 la stessa foto finì nuovamente sulle prime pagine dei giornali - quando un conoscente di Wilson, Christian Spurling, confessò in punto di morte che il soggetto era un pezzo di plastica attaccato a un sottomarino giocattolo.





La storia del mostro più famoso del mondo nasce nel lontano marzo del 1933, quando fra gli abitanti dei villaggi scozzesi comincia a circolare una leggenda tramandata fin dal 665 dopo Cristo. Eccola: nel Loch Ness (Loch, nell' antico dialetto locale gaelico, significa "lago") vive un essere enorme e misterioso.
Per scoprire se la storia è vera, qualche mese dopo il giornale inglese Daily Mail ingaggia un famoso esploratore, dallo stravagante nome di Marmaduke Wetherell.
Pieno di entusiasmo, il grand' uomo si precipita in Scozia e in poco tempo, praticamente nel giro di tre giorni, riesce in una straordinaria impresa: fotografare le orme del mostro! Si tratta di due impronte chiarissime, del diametro di una ventina di centimetri, che potrebbero essere state lasciate solo da un animale alto almeno sei metri.





E così, il 18 dicembre, il Daily Mail pubblica in prima pagina la grande notizia: "Il mostro di Loch Ness è un fatto, non una leggenda". Incauta affermazione! Neanche una settimana dopo, il Museo londinese di Storia Naturale, a cui erano stati inviati i calchi delle impronte, comunica che le suddette non hanno nulla a che vedere con mostri, ma sono state lasciate da zoccoli essiccati di ippopotamo (che ai quei tempi erano usati come sostegno per gli ombrelloni da spiaggia). Per Marmaduke è uno smacco terribile.
Ma la riabilitazione è vicina: tre mesi dopo un medico londinese, Robert Wilson, consegna al Daily Mail una prova inconfutabile: la storica foto in cui dalla superficie del lago emerge il collo lunghissimo di una specie di sauro preistorico.
L'ha scattata, dice, per caso. Per questo l'immagine non è molto chiara. Ma tanto basta per far nascere ufficialmente "Nessie".
Da quel giorno il lago non ha più avuto pace: curiosi e scienziati si sono avvicendati sulle sue rive per trovare altre prove dell' esistenza del mostro. Sonar e palombari, sommergibili e scandagli hanno percorso in lungo e in largo le acque misteriose, ma ogni volta Nessie si è fatto beffe dei suoi cacciatori e delle loro apparecchiature.
Sì, qualche volta è ancora apparso in qualche immagine poco nitida o è spuntato in mezzo al lago in una sera nebbiosa, ma nessuno è mai riuscito a mettergli il laccio al collo.
Né, probabilmente, mai ci riuscirà. Sì, perché l'ultimo discendente di Marmaduke, il figliastro Christian Spurling, scomparso novantenne nel novembre del 1993, prima di morire ha confessato che la famosa foto di Nessie era un trucco: il mostro altro non era che un sottomarino giocattolo a cui era stato incollato un collo serpentino fatto di pasta di legno! Lo scherzo era stato ideato da Marmaduke stesso per vendicarsi di coloro che avevano riso delle sue impronte.





Altheo "Fotografia del XX secolo": Werner Bischof.

Altheo "Fotografia del XX secolo": Werner Bischof.




Werner Bischof è uno dei fotoreporter di maggior spicco a livello internazionale del dopoguerra.
La sua carriera si sviluppa in aperto contrasto con la sua formazione: dal 1932 al 1936, studia infatti alla Scuola di arti applicate di Zurigo con il fotografo Hans Finsler legato alla nuova Oggettività, percorrendo quindi in un primo tempo, con grande precisione e perfezione, la strada della fotografia realistica e di moda.
Nel 1942, entra a far parte, come collaboratore fisso, della redazione della rivista svizzera "Du" per la quale svolge principalmente l'attività di fotografo di moda.
Nel 1945 intraprende un viaggio attraverso l'Europa per documentare i disastri della guerra.
In questo periodo incomincia, però, ad interessarsi di più alla stampa internazionale e, nel 1949, entra a far parte del gruppo Magnum.




Benchè dedicandosi al fotoreportage abbia dovuto modificare il suo modo di lavorare, non conta più infatti l'immagine preparata ed elaborata in studio, bensì il momento reale, che è impossibile programmare, il fotografo svizzero continua a conservare intatta la sua sensibilità per la perfezione tecnica, per la luce come elemento creativo e per la struttura formale delle immagini.
Nel 1951, per conto della rivista americana "Vogue" attraversa l'India settentrionale,  centrale e la provincia di Bihar devastata dalla carestia.






Con il reportage "Carestia in India" Bischof riscuote il primo successo internazionale.
Sebbene l'estrema povertà della popolazione indiana lo abbia scosso, in questi documenti l'artista svizzero rimane un osservatore distaccato che, anche nelle situazioni estreme, mantiene il senso della composizione.
In qualità di fotoreporter Bischof visita negli anni seguenti, tra gli altri, il Giappone, Hong Kong, l'Indocina e la Corea: come sempre nei suoi viaggi, lo affascinano i bambini che, segnati dalla povertà e dalla guerra, spesso rivelano una stupefacente autonomia.
A Pusan, in Corea, ritrae tre ragazzi vestiti di stracci che raggranellano qualche soldo alla stazione facendo i lustrascarpe.




Una delle sue fotografie più famose con i bambini per soggetto, è "Ragazzo che suona il flauto nei pressi di Cuzco, Perù": è un'opera che l'artista realizza proprio prima di morire in un incidente sulle Ande peruviane.