Altheo "vinile": I 100 LP che hanno fatto la storia della musica.
Queen, News of the world. 1977
Il 1977 è stato spesso paragonato al 1968, quale anno di forti contestazioni giovanili, ma mentre il 1968 segnalava il risveglio della classe operaia italiana, ed apriva un periodo pre-rivoluzionario in cui i lavoratori italiani avrebbero potuto prendere il potere, il 1977 segnala ben’altra cosa: la netta separazione tra una fascia avanzata di giovani e lavoratori dalla massa, il che prepara un nuovo periodo di sconfitte della classe operaia.
Infatti l’attuale situazione italiana affonda le sue radici negli avvenimenti del periodo 1976-79, di cui il 1977 è un anello cruciale.
L'anno di quella "maledetta" foto.
La foto è quella dell’autonomo che, impugnando la pistola con le due mani, spara contro la polizia.
La data è quella del 14 maggio 1977. I fatti a cui la foto si riferisce si svolsero a Milano, in via De Amicis, strada in cui un corteo di protesta per la morte di Giorgiana Masi si scontrò con le forze dell’ordine, in una sparatoria in cui fu ucciso il vicebrigadiere Antonio Custra. L’immagine è notissima ed è da tempo diventata l’icona simbolica della violenza legata al «movimento del ’77». Vale però la pena raccontarla con le parole allora usate da Umberto Eco, anche perché furono quelle che, subito a ridosso degli eventi, ne fissarono una interpretazione che in qualche modo è stata poi considerata come definitiva.
Ragionando sulle foto esemplari, «diventate un mito e tali da condensare una serie di discorsi», in grado, cioè, di riassumere le vicende più significative del Novecento (il miliziano morente di Capa, il cadavere del «Che» sul tavolo dell’obitorio, i marines che innalzano la bandiera a Iwo Jima, il prigioniero vietcong ucciso con un colpo alla tempia…), Eco sosteneva che la foto scattata in via De Amicis non assomigliava «a nessuna delle immagini in cui si era emblematizzata, per almeno quattro generazioni, l’idea della rivoluzione». Mancava l’elemento collettivo, vi tornava in modo traumatico la figura dell’eroe individuale. E questo eroe individuale non era quello della iconografia rivoluzionaria, «che quando ha messo in scena un uomo solo lo ha sempre visto come vittima, agnello sacrificale: il miliziano morente o il “Che” ucciso, appunto.
Questo eroe individuale invece aveva la posa, il terrificante isolamento degli eroi dei film polizieschi americani…».
Il 1977, l'anno in cui il punk rock esplose in Gran Bretagna, vide i Queen uscire con il loro terzo album di successo di fila.
I due album precedenti della band, i "compagni" Night at the opera e A day at the races, avevano confermato il quartetto come una delle migliori band di pop rock dell'epoca, ma News of the world, che raggiunse la quarta posizione in Gran Bretagna e la terza negli States, portò il gruppo al livello successivo, dando loro la forza di diventare una delle band più ricercate anche in termini di concerti da stadio.
E cosa c'è di meglio di un inno da suonare allo stadio? L'albun vanta due canzoni epiche che rientrano in questa categoria, più precisamente We will rock you e We are the Champions, entrambe apparse su un singolo che uscì in Inghilterra e negli Usa, raggiungendo il secondo ed il quarto posto nelle rispettive classifiche.
Il singolo fu il primo a superare i 2 milioni di copie per la Elektra Records, mentre l'album restò in classifica per 37 settimane.
Nonostante fosse l'album registrato nel tempo più breve, News of the world non è affatto uniforme.
Contiene brani meditativi come Spread your wings ed il jazz My melancholy blues, insieme a tracce rock a pieno ritmo come Sheer Heart attack, vista da molti come la risposta al nascente movimento punk, che vedeva nei Queen tutto ciò che era esagerato nel rock.
La copertina dell'album fu disegnata dal noto illustratore di fantascienza Frank Kelly Freas.
Altheo
Video: Queen, We are the champions.
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