domenica 4 agosto 2013

Altheo "visioni musicali": Goat - World Music di Giammarco Pizzutelli






Goat - World Music di Giammarco Pizzutelli








L’ipnotismo tribale di "World Music” rispecchia in pieno l’atmosfera del paesino di provenienza dell’oscuro collettivo svedese. Korpolombolo è un puntino geografico nel nord-est della Svezia più inabitata, un baluardo del culto voodoo sopravvissuto alle vessazioni crociate durante i secoli bui della Chiesa, dove una sparuta tribù di sciamani ancora pratica arti oscure e alleva renne. Una macchia di terra che interrompe una sconfinata foresta: cupa, tenebrosa, avvolgente, come la loro musica.






Dei Goat si sa così poco che non ci è neppure dato sapere da quanti membri sia, effettivamente, composto il gruppo; c’è chi dice cinque, chi dice tre, c’è chi parla di una line up in continua evoluzione, sicuramente possiamo affermare che un indeterminato numero di musicisti svedesi ci ha dato la possibilità di ascoltare qualcosa di nuovo.
Il nome del disco, fondamentalmente, è una furbata: fa passare inosservate le congas incessanti della sfrenata danza di Run To Your Mama, preannuncia la loro teatralità tribale, conferisce un alone mistico a quei 37 minuti di pura frenesia, che nient’altro sono che una geniale opera rock.


La prorompente voce della cantante, squarcia gli “wah” che aprono Goatman e che la legano alla strepitosa Goathead: una fuga soffocante tra le articolatissime trame della foresta della loro musica, che sfocia, all’improvviso, in un arpeggio etereo che libra alto, lasciandosi alle spalle tutte le distorsioni, le convulse percussioni, gli assoli acidi e deliranti che hanno attanagliato per più di 3 minuti le orecchie dell’ascoltatore.


Ciò che fa di questo disco un piccolo capolavoro è la capacità di sorprendere e l’irresistibile ritmica, elementi che si palesano da questo punto dell’ascolto in poi: prima con Disco Fever ed i suoi toni inaspettatamente surf, poi con la poliglotta, nevrotica, multiculturale Golden Dawn, che si apre, esplodendo, dopo poche parole, quasi sussurrate, che hanno il sapore di una sorta di rivelazione onirica, impregnate di un alone di magia ancestrale.
Let It Bleed, in 4 minuti tra voce, un giro di chitarra molto orecchiabile ed una tromba acidissima si contrappone allo spiazzante e quasi religioso folk di Goatlord, che va a formare, insieme a Det Som Aldrig Forandras, l’unica suite del disco.
Tra cornamuse, bonghi e lievi accenni di chitarra distorta, i quasi 8 minuti di questa nona ed ultima traccia riportano l’ascoltatore alle atmosfere orientali (oltre che ai riff) di Diarabi, la prima traccia dell’album.
E così il cerchio si chiude, ma, fidatevi, si riapre altrettanto facilmente: sono rarissimi i casi in cui non si decida di concedersi un secondo ascolto: ormai si è stregati dall’ipnotica magia voodoo di questi riservati, brillanti, sfacciati Goat.


Giammarco Pizzutelli


martedì 23 luglio 2013

Altheo "Mostre": Modena celebra John Lennon.


 13 settembre – 20 ottobre 2013, Palazzo Santa Margherita,  Modena.




A settembre Modena dedicherà una rassegna dedicata al mito di John Lennon. Dal 13 settembre, infatti sarà la sede di Palazzo Santa Margherita ad ospitare All You Need is Love, titolo preso in prestito da una delle più famose canzoni del poliedrico artista ( scritta con Paul McCartney), morto assassinato l’8 dicembre del 1980 a New York.
La mostra, curata da Enzo Gentile, Marco Pierini, Antonio Taormina e promossa dalla Galleria Civica di Modena e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, col sostegno di Hera Group e di Beatlesiani d’Italia Associati, intenderà raccontare allo spettatore il grande talento multiforme di John Lennon.




Naturalmente portato per il disegno, tramite il quale era solito fermare pensieri, idee e fantasie, Lennon ha fatto dell’arte visiva un’attività vera e propria solo dopo l’incontro con Yoko Ono, con la quale, tra anni ’60 e ’70 ha anche  realizzato alcuni video, come SmileFlyUp Your Legs e Rape, tutti quanti presenti nel percorso modenese.
Tra i lavori più interessanti, senza dubbio, la cartella di 14 litografie intitolata Bag One, realizzata da Lennon  nel 1969 come regalo di nozze per la sua musa ispiratrice, esposta per la prima volta il 15 gennaio 1970 alla London Arts Gallery e immediatamente sequestrata da Scotland Yard per il tasso di erotismo ritenuto troppo elevato. Il tratto di Lennon in questi disegni è visibilmente agile e leggero.





Saranno presenti all’interno della mostra anche tutte le locandine e i manifesti di grande fantasia disegnati per il lancio italiano di Come ho vinto la guerra, film di Richard Lester interpretato dallo stesso Lennon nei panni del soldato semplice Gripweed. Qui John appare per le prima volta con gli occhiali dalla tonda montatura, divenuti poi suo segno di riconoscimento in tutto il mondo.
All You Need is Love riserverà anche uno spazio alla letteratura nell’House organ della Galleria Civico 103, numero speciale dedicato alla mostra, col racconto in versi Toy Boy, non incluso tra gli scritti ufficiali di Lennon e mai, prima d’ora, tradotto in italiano, dove si colgono i sottili giochi di parole, i racconti surreali e le poesie nonsense che l’hanno contraddistinto negli anni.
La Galleria Civica di Modena, infine, si priverà momentaneamente di uno dei suoi pezzi più noti, la fotografia scattata da Annie Leibovitz nel 1980 che ritrae il cantante nudo abbracciato a Yoko Ono a poche ore dal suo assassinio. 


INFORMAZIONI UTILI: 
All You Need is Love

John Lennon artista, attore, performer

Palazzo Santa Margherita – Corso Canalgrande 103, Modena

Dal 13 settembre al 20 ottobre 2013
Orari: mercoledì-venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00 – Sabato, domenica e festivi dalle 10.30 alle 19.00



Altheo "Il Paese dei Balocchi": Prima parte: Milano, la partenza.


"Il Paese dei Balocchi": Prima Parte. Milano, la partenza.

Conoscere gli artisti italiani tramite immagini video ed interviste, è alla base del nuovo Format di Altheo Magazine.
Dal 22 luglio al 9 settembre 2013.
Alla scoperta dei dubbi, dei progetti, dei sogni, delle delusioni e delle vittorie dei nuovi talenti di tutte le forme artistiche.
Una passerella anche per far conoscere nuove gallerie d'arte e nuove proposte nella nostra incredibile penisola.
Tutto questo "raccontato" con un viaggio on the road.
Questa volta...parlano gli artisti!






E’ la coscienza di una commistione sacro-profano che ci fa accettare la vita in tutte le sue sfumature, ogni attimo della nostra esistenza è la manifestazione di una scintilla pronta a cancellare il buio, a dare un senso anche ai momenti più oscuri e angoscianti, a dar forma a un disegno di aurea e leonardesca proporzionalità.
Ogni gesto ricalca un percorso umano, si innesta nel solco di una storia che si ripete, esattamente come la Velasca ricorda l’architettura di Milano medioevale, con le sue torri sostenute da mensole, come ansiose di acquisire spazio, di guadagnare un senso prospettico più alto : è una sorta di dialogo a distanza tra le due costruzioni, uno sforzo civile che si fonde in un messaggio religioso.
Solo chi non ha cuore né occhi, chi vive solo in superficie e osserva il mondo “in orizzontale”, incapace di alzare lo sguardo, può dire che Milano è una città grigia e brutta, pregiudizialmente dedita esclusivamente al lavoro : è invece una “città che ti abbraccia” (come diceva Soldati), ricca di monumenti grandiosi e avvolti da un silenzio quasi metafisico, non chiassosi e invadenti, una città che, nel suo caos creativo e ovattato, custodisce tesori discreti e poetici (soltanto la chiesa di San Satiro vale un viaggio a Milano !) e non vive di scenografici ricordi, ma col perenne desiderio di sfiorare il cielo con un dito, come le guglie del Duomo, giacomettiane stalagmiti che paiono una selva di braccia distese a toccare una reliquia preziosa, in una simbolica processione di dedizione religiosa e sociale.







Alberto Lattuada
Una volta girovagavo nei desolati quartieri periferici e vagabondavo lungo i terrapieni delle ferrovie, affascinato dal pittoresco romantico di Porta Ticinese, dei canali. Adesso c’è la metropoli dei grattacieli, la city un po’ avveniristica, un po’ provinciale: un misto tra il risotto e l’acciaio, che mi diverte.

Antonio Mazzi
Milano sta vivendo un momento di oscurantismo, ma ne verrà fuori. Ci impiega poco a tornare grande: deve solo liberarsi dei politici che non capiscono la cultura ambrosiana o che l’hanno ripudiata.


Antonio Scurati
Vorrei che Milano tornasse la città insorta del 1848, piena di virgulti e voglia di cambiamento, una Milano dove l’interesse privato e particolare venisse messo da parte per fare spazio al bene comune.








Claudio Abbado
Milano di oggi non è certo un luogo dove si sostiene la cultura. E neanche il resto, date le condizioni di degrado ambientale in cui versa. Peccato, meriterebbe ben di più.


Enzo Biagi
A Milano gli affari si combinano con un colpo di telefono, a Palermo anche con un colpo di lupara

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Eugenio Montale 
Milano è un enorme conglomerato di eremiti.

Gianni Biondillo
Sul marciapiede era ormai un misto di schifo e lastre di ghiaccio. Erano ventiquattro ore che non nevicava più ma il cielo prometteva bufere scandinave. La città non riposava, comunque. Ubriachi di spirito controriformistico i milanesi sfidavano gli dei continuando ad andare al lavoro come fosse una qualsiasi giornata di primavera.


Giovanni Verga
Sì, Milano è proprio bella, amico mio, e credimi che qualche volta c’è proprio bisogno di una tenace volontà per resistere alle sue seduzioni, e restare al lavoro.


Giuseppe Bianchetti
Se quand’era tempo avessi potuto compiacere ad un mio desiderio, io sarei andato a vivere alcuni anni a Napoli, alcuni a Milano. Queste due città, una per la sua grande popolazione, l’altra per molte particolari condizioni, sono da qualche tempo la stanza del pensare filosofico in Italia.








Giuseppe Genna
È una città che, quando la pioggia la lava, si sporca.


Kazuo Ishiguro
So che è famosa per la moda e per il Milan. Conosco Franco Baresi, per esempio.


Stefano Bollani
Milano non è più il centro nevralgico del jazz italiano di una volta. Eppure ci sono tanti musicisti che vengono da qui: ci vorrebbe più iniziativa da parte delle istituzioni, non dico più soldi, ma almeno la capacità di spenderli meglio.






venerdì 19 luglio 2013

Altheo "Mostre": Andrea Pazienza in mostra al Museo Luzzati


Nel Porto Antico di Genova dal 25 luglio al 7 ottobre 2013.




Le opere di uno degli autori più amati in Italia approdano al Museo Luzzati nel Porto Antico di Genova dal 25 luglio al 7 ottobre 2013 con una ricca selezione di originali dalle serie che hanno ritratto e accompagnato una generazione complicata e appassionata tra gli anni ’70 e ‘80.  




100 tavole compongono questa antologica, la più grande nel nord Italia da 15 anni a questa parte: dalle storie in slang di Pentothal a quelle perfide e ribelli di Zanardi, dalla struggente poesia di Pompeo, alla divertita e affettuosa ironia di Pert dedicata al Presidente Pertini e poi le storie di Astarte, Tanino Liberatore, le bellissime illustrazioni di Campofame, il grande fondale per lo spettacolo Dai Colli di Sosta Palmizi e molte altre tra vignette e tavole. Un’occasione unica per ripercorrere un pezzo di nostra storia recente dal punto di vista di “Paz” e per ammirare la straordinaria qualità artistica di un disegnatore diventato mito. 
 Nella mostra si potranno ammirare gli originali a testimonianza della grande capacita e ecletticità artistica di Andrea Pazienza e si potrà sondare dal vivo come il suo talento e la sua genialità abbiamo contribuito alla creazione del mito. 



giovedì 11 luglio 2013

Altheo "Back Stage": Christy Turlington Calvin Klein Underwear: la top model protagonista della campagna globale 2013.

Calvin Klein annuncia il ritorno della modella-attivista Christy Turlington Burns, icona della moda, per la campagna pubblicitaria mondiale Calvin Klein Underwear della stagione Autunno - Inverno 2013/2014 donna.


La campagna Calvin Klein Underwear Autunno - Inverno 2013/2014 è stata realizzata da Mario Sorrenti, noto fotografo di moda, a Vieques, in Portorico. Questa è la prima campagna di Christy Turlingon Burns insieme a Sorrenti.
Ispirata alla pubblicità distintiva, dall'atmosfera intima e provocatoria del marchio, la campagna presenta un assortimento dei capi essenziali Calvin Klein Underwear più caratteristici e irrinunciabili, rappresentandone l'estetica moderna, sensuale e sofisticata che ha reso famoso il marchio.
La campagna Autunno/Inverno 2013-14 comprende un mix strategico di media - stampa, digitale e affissioni - e coinciderà con l'uscita dei numeri di settembre 2013 delle riviste.
La lunga relazione tra Christy Turlington Burns e la maison è iniziata con la sua prima sfilata per Calvin Klein nell'Autunno/Inverno 1987-88. Nel 1988 Irving Penn ha fotografato Christy per la sua prima campagna pubblicitaria Calvin Klein Collection. Lo stesso anno è stata il volto della fragranza Eternity Calvin Klein in occasione della campagna per il lancio realizzata da Bruce Weber.
Christy ha poi lavorato con fotografi leggendari, quali Steven Meisel, Mario Testino, Peter Lindbergh e Jurgen Teller, in varie altre campagne pubblicitarie per i marchi Calvin Klein Collection, Calvin Klein Underwear, Calvin Klein Jeans e Calvin Klein Swimwear, per la fragranza Contradiction e per altre tre campagne per la fragranza Eternity.

domenica 7 luglio 2013

Altheo "Mostre": Guido Crepax, ritratto di un artista. A Milano Palazzo Reale festeggia il papà di Valentina.





Entrare nelle sale di Palazzo Reale, a Milano, e immergersi nella mostraGuido Crepax: ritratto di un artista (che inaugura stasera ed è visitabile fino a settembre) è già essere dei privilegiati. Tavole originali (circa 90) e la miriade di oggetti a lui appartenuti (dalla scrivania ai libri su Trotsky e sulla poesia surrealista francese) raccolti dall'Archivio Crepax, ossia, soprattutto, cimeli di famiglia “saccheggiati” dalla casa paterna dai figli, regalano la sensazione di poterlo persino un po' conoscere Guido. Un autore geniale e innovatore, e molto più eclettico, nella sua produzione, di quanto la memoria comune dica. Il “padre” di Valentina era, anche, illustratore di libri, designer, scenografo ma, soprattutto, un uomo dannatamente appassionato a quello che faceva: lo si capisce guardando i giochi di società che costruiva per il suo diletto e per quello dei figli, enormi plastici con decine di figurine da muovere. Come quello dell'Orlando furioso, «romanzo che leggeva di continuo, anche a mia mamma mentre cucinava», ricorda Antonio, il figlio maggiore, visibilmente emozionato, «e che poi trasformò in gioco da tavolo su cui duelli e incontri d'amore accadono al ritmo di un lancio di dadi».


La mostra, che celebra gli 80 anni dalla nascita e i dieci dalla morte di Guido, nel 2003, è divisa in dieci sale: per ciascuna un tema. Si parte con Milano, la sua città e, anche, la città fondamentale per la sua eroina più famosa, Valentina, icona dell'erotismo colto e sensuale, «un incrocio tra Louise Brooks e mia mamma», ricorda Antonio. Passando per la sala dedicata a lei e alle altre eroine di carta: Belinda, la ragazza yeye degli anni'60 che lottava contro i mangiadischi, ovvero alieni ladri di vinili (in una critica per niente velata alle grandi case discografiche), Francesca, adolescente anni '80 figlia di una famiglia allargata (ché il buon Crepax era, da questo punto di vista, molto tradizionalista), Bianca, la più libera di tutte.
Una sala è poi dedicata alle influenze di moda e design sul disegno: l'associazione tra le tavole e le pagine di riviste dell'epoca lascia a bocca aperta. Straordinario per la sua fantasia, Crepax era infatti anche uncampione di citazioni, un Hitchcock del fumetto. Citava Castiglioni allo stesso modo in cui ricalcava scene e atmosfere da Jules et Jim o daBlow Up, con disinvoltura, libertà stilistica, ironia. Curiosa anche la sala dedicata alla pubblicità, con i disegni di Terry che vuole Verital eDunlopella, una Valentina con casco Dunlop sul caschetto corvino.


C'è poi la sala dedicata alla musica, e alle copertine di dischi realizzate da lui, per gli album di Massimo Ranieri, Peppino di Capri, Nicola di Bari. O per Il mio amico Aldo, 33 giri in cui Dario Fo racconta e Giorgio Gaber suona la chitarra e canta. Ma ci sono anche i consigli di ascolto di Guido, tavole in cui viene espressamente citato, scritto a chiare lettere il brano giusto per accompagnare la lettura, quasi sempre jazz, di cui era un grande appassionato. Così, per esempio, per la storia L'uomo di Harlem, pubblicata da Bonelli, Crepax suggeriva Sippin' at bells di Charlie Parker o Donna Lee.
Sotto i soffitti alti, storici e borghesi dell'Appartamento di riserva è custodito, dunque, un percorso densissimo di storia personale e cultura, decisamente multimediale (Per valorizzare questo aspetto già si prepara (almeno) un concerto jazz in occasione del finissage).
Di più, in proposito, non si sa. Il colosso dell'e-commerce Amazon.itnon si è lasciato sfuggire l'occasione: tutta la saga di Valentina sarà infatti presto disponibile su Kindle Store. Tra gli sponsor della mostra, ancheStudio Universal che, a Palazzo Reale, presenta un Speciale dedicato mentre sul suo canale rende omaggio alla produzione di Crepax con un ciclo di microfilm, animazioni di tavole, dedicate a Valentina.


giovedì 27 giugno 2013

Altheo "aperitivo in concerto": David Murray.




Il sassofonista David Murray, uno fra gli indiscussi protagonisti della musica improvvisata degli ultimi tre decenni, torna a Milano per presentare il suo nuovo quartetto, che vanta la presenza del noto contrabbassista Jaribu Shahid, dell'eccezionale batterista Nasheet Waits e dell'eccellente pianistaMarc Cary.
Affianca Murray - apertura di stagione davvero sontuosa - una cantante straordinaria e conosciuta in tutto il mondo come Macy Gray, strepitosa protagonista internazionale di un raffinato neo-soul che nel gruppo del sassofonista ritrova le sue radici improvvisative per una travolgente esibizione che coniuga funk, soul e blues.





domenica 28 ottobre 2012

Altheo "le foto che hanno fatto discutere": Robert Wilson, Loch Ness.


Le foto che hanno fatto discutere.
Robert Wilson: Loch Ness.

Tratto da Il supplemento di Altheo Magazine: Scientia Antiquitatis






La storia rimase però circoscritta fino al 1933, quando una nuova strada rese l'accesso al Loch più facile e rese il luogo ben visibile dalla riva settentrionale. Da allora in poi si susseguirono i resoconti di avvistamenti della misteriosa creatura.
Nel 1933 venne pubblicata l'immagine più famosa di Nessie, con il collo e la testa che affiorano dalle acque cupe del loch.
La foto, scattata da un rispettabile ginecologo, il colonnello Robert Wilson, rese il mostro una superstar mondiale.
Nel 1994 la stessa foto finì nuovamente sulle prime pagine dei giornali - quando un conoscente di Wilson, Christian Spurling, confessò in punto di morte che il soggetto era un pezzo di plastica attaccato a un sottomarino giocattolo.





La storia del mostro più famoso del mondo nasce nel lontano marzo del 1933, quando fra gli abitanti dei villaggi scozzesi comincia a circolare una leggenda tramandata fin dal 665 dopo Cristo. Eccola: nel Loch Ness (Loch, nell' antico dialetto locale gaelico, significa "lago") vive un essere enorme e misterioso.
Per scoprire se la storia è vera, qualche mese dopo il giornale inglese Daily Mail ingaggia un famoso esploratore, dallo stravagante nome di Marmaduke Wetherell.
Pieno di entusiasmo, il grand' uomo si precipita in Scozia e in poco tempo, praticamente nel giro di tre giorni, riesce in una straordinaria impresa: fotografare le orme del mostro! Si tratta di due impronte chiarissime, del diametro di una ventina di centimetri, che potrebbero essere state lasciate solo da un animale alto almeno sei metri.





E così, il 18 dicembre, il Daily Mail pubblica in prima pagina la grande notizia: "Il mostro di Loch Ness è un fatto, non una leggenda". Incauta affermazione! Neanche una settimana dopo, il Museo londinese di Storia Naturale, a cui erano stati inviati i calchi delle impronte, comunica che le suddette non hanno nulla a che vedere con mostri, ma sono state lasciate da zoccoli essiccati di ippopotamo (che ai quei tempi erano usati come sostegno per gli ombrelloni da spiaggia). Per Marmaduke è uno smacco terribile.
Ma la riabilitazione è vicina: tre mesi dopo un medico londinese, Robert Wilson, consegna al Daily Mail una prova inconfutabile: la storica foto in cui dalla superficie del lago emerge il collo lunghissimo di una specie di sauro preistorico.
L'ha scattata, dice, per caso. Per questo l'immagine non è molto chiara. Ma tanto basta per far nascere ufficialmente "Nessie".
Da quel giorno il lago non ha più avuto pace: curiosi e scienziati si sono avvicendati sulle sue rive per trovare altre prove dell' esistenza del mostro. Sonar e palombari, sommergibili e scandagli hanno percorso in lungo e in largo le acque misteriose, ma ogni volta Nessie si è fatto beffe dei suoi cacciatori e delle loro apparecchiature.
Sì, qualche volta è ancora apparso in qualche immagine poco nitida o è spuntato in mezzo al lago in una sera nebbiosa, ma nessuno è mai riuscito a mettergli il laccio al collo.
Né, probabilmente, mai ci riuscirà. Sì, perché l'ultimo discendente di Marmaduke, il figliastro Christian Spurling, scomparso novantenne nel novembre del 1993, prima di morire ha confessato che la famosa foto di Nessie era un trucco: il mostro altro non era che un sottomarino giocattolo a cui era stato incollato un collo serpentino fatto di pasta di legno! Lo scherzo era stato ideato da Marmaduke stesso per vendicarsi di coloro che avevano riso delle sue impronte.