Il vecchio centro della città vive una stagione felice. Mostre di arte e di fotografia, concerti, nuovi locali.
Tutto, improvvisamente, succede a Downtown. I cocktail parties sulle terrazze da vertigine dei grattacieli; le coppie eleganti che fluttuano la sera tra gli spigoli della First St. e la Grand Ave, dalla Walt Disney Concert Hall a un bar alla moda; le inaugurazioni di ristoranti e mostre d’arte nelle costole segrete delle torri di uffici; i set fotografici nei magazzini dismessi dell’Arts district, diventati più popolari, tra i fotografi di celebrities, delle spiagge di Malibu e delle piscine di Beverly Hills. Aprile è il mese della fotografia a Los Angeles e il sipario si è alzato sul vecchio centro della città, cuore storico che sembra più contemporaneo che mai. Downtown è tornata nell’obiettivo dei fotografi, come Lever Rukhin, che ha fotografato LA a bordo della sua decrepita Volvo del 1975 (mostra al Glassell Commons Space dal 28 aprile). Allo stesso tempo, Downtown si sta affollando di studi e gallerie. Come Downtown Photoroom (che inaugura una mostra di fotografia collettiva il 15, «Dis/Exists») in un tratto della Broadway fino a poco fa considerato terra incognita sulle mappe cittadine. La galleria è all’interno di The Reef, un complesso di 80 mila mq dove le opere d’arte nascono accanto alle start-up.
FORMATO KOLOSSAL
Uno dei motori culturali della rinascita è stata l’apertura del nuovo The Broad, il museo privato di arte contemporanea, proprio a lato della Concert Hall firmata da Frank Gehry: la facciata piatta, coperta da un esoscheletro traforato contrasta con le ondulazioni da spinnaker dei volumi asimmetrici dell’edificio di Gehry. All’interno del museo, lo studio di architettura newyorchese Diller, Scofidio e Renfro, ha preparato per il pubblico un accesso graduale all’arte. Le sale espositive, che accolgono star come Cindy Sherman (prima personale del museo, dall’11 giugno al 2 ottobre, con 125 fotografie dalla collezione di Eli ed Edyth Broad, finanziatori del museo), il «vecchio» pop iconico di Ed Ruscha, insieme ad artisti meno noti come il losangelino Lari Pittman.
The Broad, però, è uno spazio sereno. Le aperture nelle pareti del terzo piano lasciano vagare l’occhio sullo skyline di Downtown. E sulla Grand Avenue, che il costruttore-mecenate Eli Broad vorrebbe trasformare in un viale delle arti, allestendo performance nel vicino Grand Park, alzando un ponte pedonale che colleghi fisicamente il nuovo museo con il Moca (Museum of Contemporary art), una delle istituzioni culturali più innovative della città.
MUSICA GIOVANE
Il museo e la collezione Broad si inseriscono nel processo di trasformazione del centro economico di Los Angeles, la vecchia Bunker Hill, la collina dalle strade in saliscendi dove vagabondava John Fante, ora spianata. Da New York continuano ad arrivare artisti e galleristi in cerca di loft e atelier più economici, che trovano nell’Arts district a ridosso di Downtown, e anche tra i ristoranti etnici nelle confinanti Chinatown e Little Tokyo. Riassaporano, a Downtown L.A., l’atmosfera dell’East Village e di Tribeca a Manhattan, alla fine degli Anni 70. Con il clima della California. Così aprono negozi di tendenza e bistrot curati da creativi della cucina e del design. In pochi isolati si salta dal dim sum alla paella rivisitata, dal ramen ai tacos. E si cambia atmosfera: al Parish di Spring street sembra di stare sul deck di un transatlantico degli Anni 30; al Bestia, sulla East 7th place, servono piatti italiani in una location da mattatoio post-atomico. Il primo segno di cambiamento sono stati gli alberghi dove andare a farsi vedere più che a dormire; e, in questi giorni, provare le mises hippy-chic e sventolare i braccialetti vip per i weekend dei concerti happening di Coachella nel deserto (il primo dal 15 al 17 aprile, il secondo dal 22 al 24). Alberghi come lo Standard, con la sua infinity pool con vista sulle guglie dei grattacieli contornata da poltrone che sembrano prese dal set di Austin Powers; e l’Ace Hotel, nella torre spanish gothic costruita negli Anni 20, che fu la sede della United Artists di Charlie Chaplin, con il vecchio teatro restaurato, dove ora Philip Glass si dà il cambio con le rock band del momento. E anche la Soho House, il famoso members club internazionale, dopo West Hollywood, sta per aprire un nuovo indirizzo a Downtown.
Si torna ad abitare nel distretto che non è più solo finanziario grazie a una legge che facilita la riconversione della moltitudine di uffici in abitazioni per giovani affluenti. E grazie al progetto di espansione della ferrovia metropolitana che collegherà Downtown con le spiagge di Santa Monica e Venice, sul Pacifico, The Broad con le gallerie d’arte della Bergamot Station e le boutique hipsters chic di Abbott Kinney. Sarà più facile, vivere e attraversare LA, grazie alla rinascita della sua Downtown.
(Uno dei motori culturali della rinascita è stata l’apertura del museo privato di arte moderna The Broad» proprio a lato della Concert Hall firmata da Frank Gehry )