Altheo "Interviste": Klaus Schulze.
Il padre della musica elettronica parla del suo album Moonlake, che è una speciale interazione strumentale fra quattro suite nate in laboratorio e durante un concerto in Polonia.
Parlare con Klaus Schulze significa incontrare il padre della musica cosmica e di tutti i generi nati dalla contaminazione tra il rock e l'elettronica, e di tutte le evoluzioni contemporanee dei suoni computerizzati, a cominciare dalla new age.
Multistrumentista di gruppi pilota come i Tangerine Dream e Ash Ra Tempel, nel corso della sua trentennale carriera, ha esplorato in proprio, e attraverso il suo alter ego Richerd Wahnfried, l'anima più sperimentale della dimensione elettronica, interagendo fra l'altri con i Cosmic Jokers, Stomu Yamash'ta, Rainer Bloss, Sergius Golowin, Ernt Fuchs, Andreas Grosser, Michael Shrieve e via dicendo.
L'album Moonlake è dedicato alla bellezza dell'omonimo lago austriaco e propone il ritorno delle percussioni in un ruolo più centrale e dominante, supportate dall'utilizzo del mini moog, suonato per la prima volta con l'ausilio del distorsore e del Wha Wha.
Il progetto propone quattro track di lunga durata registrate in studio e a uno dei megashow che il disegnatore di luci, Gert Hof, ha tenuto per me a Posen in Polonia, e miscela la musica elettronica con una lirica world orientaleggiante.
Lo incontriamo a Berlino.
Cosa ispira le sue sinfonie elettroniche?
"Nella mia musica non c'è mai stato un riferimento speciale nè univoco.
All'inizio degli anni settanta ascoltavo il rock di quel periodo perchè era molto semplice da capire, ma le mie opere non avevano nulla a che vedere con i suoni di quel periodo.
Io stavo sperimentando delle sonorità che tendevano a svelare nuove frontiere dell'arte.
E questo accade ancora oggi. A parte le opere di Mozart, di Beethoven, di Schubert, di Bach, di Grieg e di Rossini, per me è realmente difficile ascoltare una musica che non sia la mia.
E' un riflesso inconscio, che mi allontana dai consumatori abituali che continuano a operare il banale distinguo fra i titoli di breve durata del pop e le opere di lunga durata, identificate nella musica classica.
Ovviamente questo non è il metro con il quale ascolto e compongo la mia musica".
Gran parte dei suoi estimatori affermano che le sue composizioni propongono musica per lo spirito e per la mente, non per il corpo: sono queste le emozioni che vuole trasmettere?.
"Ogni tipo di musica, eccetto la dance, è musica destinata allo spirito e allo scoprire il significato dell'esistenza, non al corpo.
Quella di intrattenimento raggiunge solo i livelli esterni e superficiali del nostro spirito, mentre quella seria ha un effetto molto più radicale e profondo".
Cosa distingue la sua carriera da solista da quella del suo alter ego Richard Wahnfried?
"Se avessi voglia di dire qualcosa di preciso avrei scritto defgli articoli, dei saggi o dei libri, ma sino a oggi ho sempre preferito comporre e suonare la mia musica.
Quando indosso il nome di Richard Wahnfried ho la libertà d'interagire con musicisti differenti, creando dei suoni del tutto opposti a ciò che compongo da solo".
Ci può raccontare qualcosa delle sue interazioni con le voci dell'opera classica?
"La voce umana è il primo strumento naturale dell'umanità: quello che convoglia emozioni.
A me, come la maggior parte della gente, piace ascoltare la voce della Callas o di Willie Nelson.
Sin dal 1974 durante le sessioni di Blackdance ho provato a lavorare con una serie di voci maschili e femminili e con il coro classico.
Sono esperienze che tonificano il mio spirito".
Cosa ricorda del periodo trascorso alla Innovative Communication?
"Ho scoperto la IC nel 1978, semplicemente perchè in quel periodo non c'era alcuna etichetta interessata alla musica elettronica.
Non ho mai venduto molti dischi sino a Ideal (700.000 copie solo in Germania).
Nel 1983, durante un vasto giro di concerti, mi sono accorto che la IC non aveva una buona distribuzione in Europa, così ho continuato a lavorare con la Brain, passando poi alla Virgin, che aveva ottenuto dei grandi risultati con i Tangerine Dream e Mike Oldfield".
Le piace la musica elettronica del nuovo millennio?
"Oggi non ha più senso di parlare di musica elettronica, perchè la maggior parte delle registrazioni sono elettroniche.
Costano meno e hanno una connection diretta con la dance, la trance ed il pop.
Il 95% della musica è creata con i sample e il software dei computer.
Mi ricordo che negli anni settanta, il pianista classico Glenn Gould aveva già previsto tutto questo.
E' realmente divertente ascoltare i nuovi gruppi inglesi che suonano con la strumentazione che i Tangerine Dream usavano nel 1973, senza possedere la freschezza, l'energia e la loro emotività espressiva":
Preferisce registrare dal vivo o in studio?
"Adoro i concerti, sono più ispirato e assimilo l'adrenalina della gente che mi circonda.
Negli anni settanta i promoter tendevano a risparmiare, organizzando i concerti nelle cattedrali, mentre oggi suono di fronte a decine di migliaia di persone.
E' ancora interessato a comporre per il cinema?
"Oggi è tutto più difficile, perchè non componi la tua musica, ma devi seguire la sceneggiatura del film e ti senti come privato della tua personalità artistica".
E' esattamente quello che mi ha detto la compositrice australiana Lisa Gerrard dopo l'esperianza del Gladiatore...
"Amo molto la vocalist dei Dead Can Dance e mi piacerebbe lavorare con lei".
Per lei la musica è sempre una forma di autoterapia?
"Amo il mio lavoro.
Quando posso concentrarmi su un progetto preciso, mi sento felice e mi diverto.
Questo è un modo per estare vivo, in salute e in armonia con il mio spirito".