Pittrice e performer siciliana, classe 1980.
Attualmente vive a Milano e frequenta l’ultimo anno presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.
Dipinge, sin da quando era bambina, sulle superfici più disparate. Nella pre-adolescenza scopre sperimenta un tipo di pittura fatta di segni/suoni/colori e simboli.
Valentina Chiappini, attraverso l’uso di lamette, tratta il colore per sottrazione, creando spazi
geo-asimmetrici e frammentati.
La ricerca creativa di Valentina è graffiante, primitiva.
Testo di Francesca Rizzardi
I Beatles, Lucio Battisti, Arthur Rimbaud, Jean Michel Basquiat, Friedrich Nietzsche, Andy Warhol, Piero Manzoni, Caravaggio, Louise Bourgeois, W.A. Mozart, Charles Baudelaire, John Lennon, Ermete Trismegisto, Modigliani, Platone, Mimmo Paladino, Bob Dylan, Anish Kapoor, Egon Schiele, Lou Salomè, Carl Gustav Jung, i Creedence Clearwater Revival, il movimento Dada, gli stoici. Questi i riferimenti, dichiarati, da Valentina Chiappini, giovane ed ironica artista d’origini siciliane e milanese d'adozione.
Entrare nel suo mondo richiede attenzione, concentrazione. Personalità artistica complessa in cui la ricerca creativa si distingue e si alimenta attraverso continui riferimenti "ancestrali". Lo strumento, il mezzo pittorico, attraverso l'uso inconsueto di elementi "taglienti", assume profondità di significato. Il supporto non è tale, ma entra a far parte della poetica del progetto.
Per capire come Valentina sia giunta alla produzione più recente, è necessario ripercorrere le tappe fondamentali del processo creativo.
La sperimentazione e la contaminazione iniziano, pressoché bambina, nella propria stanza che, nel corso dell'infanzia prima e dell'adolescenza poi, è divenuta stratificazione di colore.
La svolta, gestuale appunto, avviene con la riscoperta e il rinvenimento degli strati.
Attraverso l'uso di lamette, tutto quello che era stato dipinto negli anni, riemergeva violentemente. Il gesto diviene allora elemento tribale, ossessivo, violento, creazione di un microcosmo. Il graffio è, ancora oggi, elemento che distingue la sua produzione.
La sua poetica è legata al caos e alla “destructio”,a tutto ciò che muore, che tocca il fondo e poi rinasce dalle proprie rovine. La scintilla è un senso di rottura, un gesto nervoso, violento, vigoroso, energico, che scava per ritrovare “correspondances” con la bellezza nello stratificarsi degli anni della coscienza.
Altro elemento chiave per capire la sua produzione è la musica. Certe sonorità, melodie e canzoni sembrano imprigionate nella texture dei suoi lavori creando, in essi, una doppia valenza: "guardo, dunque ascolto". Oggi la musica trova un senso nel connubio pittorico/musicale che la vede protagonista, insieme al musicista Xabier Iriondo, di performances improvvisate a carattere sperimentale.Valentina non ha mai dipinto solo per il puro gusto di farlo, Valentina non ha mai dipinto paesaggi, Valentina cerca l'essenza delle cose attraverso le "sue lame", il suo segno, il suo graffio.
Foto Graziano Folata.