martedì 6 ottobre 2015

Altheo Tribute: Morto Henning Mankell, 'padre' Wallander.


Autore da 40 milioni di copie, scompare a 67 anni.




"Ho il cancro. Forse si sta diffondendo. Sono in grande ansia", scriveva su un quotidiano svedese a fine gennaio 2014 Henning Mankell, annunciando che avrebbe raccontato la sua battaglia contro il male "a intervalli regolari su questo giornale, da una prospettiva di vita, non di morte". Oggi quella battaglia ha avuto termine, lo scrittore e celebre creatore del commissario Wallander e' morto dando pubblica testimonianza del suo dramma privato, sperando di aiutare tanta gente a non considerare piu' una sorta di tabu' questo male.
Nei tanti romanzi di cui e' protagonista il commissario Kurt Wallander (in Italia pubblicati da Marsilio e che si dice abbiano venduto 40 milioni di copie nel mondo), la sua figura e' andata sempre piu' definendosi e umanizzandosi, nel senso di mostrare debolezze e acciacchi come tutti. Pare avesse uno strano padre arrogante, pittore, cui la figlia Linda, che ha un bel caratterino, un tentativo di suicidio alle spalle e poi gli ha sfornato un nipotino, e fa anche lei il poliziotto, dice che va sempre piu' assomigliando. Lui, in risposta, l'accusa con insofferenza affettuosa di ricordargli la madre, la moglie alcolizzata e infedele da cui e' divorziato e che, ogni tanto, cerca invano un riavvicinamento. Non e' un uomo felice, talvolta eccede un po' nel bere e ha un'esistenza problematica che il suo impegnativo e spesso sgradevole lavoro non gli facilita, anzi gli complica, usurandolo umanamente. Senza contare la sua insofferenza per ogni ufficialita' e dovere burocratico come per le moderne esigenze di marketing che ormai arrivano a condizionare pure chi fa il mestiere di detective, facendone un uomo non molto amato dai suoi superiori, nonostante i suoi risultati sul campo, per questo suo anticonformismo e l'avere un'idea particolare e politicizzata del suo lavoro, che si svolge in Scania, al confine sud della Svezia, terra di confine che Mankell considera una sorta di "Texas del mar Baltico", dove la natura gia' comunica un forte senso di inquietudine.


Da quando il successo internazionale di Stieg Larsson ha portato all'attenzione del pubblico il noir scandinavo, questo ha avuto un boom editoriale durato a lungo e di cui Mankell e' stato uno dei primi protagonisti, tra i tanti poi arrivati sull'onda della moda e anche di poca qualita': si' e' trattato comunque di un fenomeno importante, risultando praticamente un pubblico esame di coscienza di un paese socialdemocratico considerato tra i piu' avanzati e progressisti al mondo, ma con molti scheletri nell'armadio, a cominciare da quello ingombrante del nazismo. Mankell, che era nato il 3 febbraio del 1948 e, amante dell'Africa dove era impegnato anche in battaglie umanitarie, passava molto del suo tempo in Mozambico, ricorda che aveva deciso di scrivere una storia sul razzismo montante trovato tornando in patria, dopo una delle sue lunghe assenze all'estero, e, giudicando il razzismo un crimine, ebbe bisogno di creare il personaggio di un poliziotto: era il 1989 e il nome Wallander pare sia stato scelto sull'elenco del telefono.
Inizio' con 'Assassino senza volto', uscito in italiano nel 1991 e a tutt'oggi sono 13 i suoi romanzi tradotti da noi, sino a 'L'uomo inquieto' e, nel 2013, 'La mano', mentre Marsilio annuncia l'uscita di 'Sabbie mobili - L'arte di sopravvivere', in cui e' sempre presenta il suo impegno verso i piu' deboli, il suo sguardo lucido, razionale e sensibile, quello che l'ha portato a scrivere di se' con sincera ostinazione sino all'ultimo, come a comporre qualche anno fa un testo teatrale intitolato 'Lampedusa', dichiarando che la nostra piccola isola era ormai "la capitale d'Europa" e non capiva perche' non ce se ne rendesse conto a Bruxelles. Lascia l'amata moglie Eva, figlia di Ingmar Bergman, e sulla figura del grande regista Mankell ha lavorato a lungo realizzando una sceneggiatura per un film documentario che sperava avrebbe prima o poi realizzato la tv svedese.